E’ ormai appurato che i grassi sono coinvolti sia in termini di qualità e quantità nello sviluppo del cancro. Possono promuoverlo o inibirlo. Uno studio scientifico ha voluto verificare se l’assunzione di olio di oliva a crudo, in particolare quindi di grassi monoinsaturi, possa associarsi allo sviluppo di diversi tipi di cancro. Lo studio si è svolto effettuando una ricerca sistemica, effettuata tramite strumenti di letteratura computerizzata (i.e. pubmed), su rilevanti studi pubblicati tra il 1990 e il 2011. In totale sono stati visionati 19 case-control studi (con inclusi 13.800 malati di cancro e 23.340 controlli), in cui si sono ricercate relazioni causa-effetto come ipotesi di ricerca. Si è riscontrato che un più alto consumo di olio d’oliva è stato associato con una minor probabilità di avere qualsiasi tipo di tumore (odds ratio log = -0.41, 95% CI -0.53, -0.29, di Cohran Q = 47.52, p = 0,0002, I-sq = 62 ) e questo a prescindere dal paese di origine (Mediterraneo o non-Mediterraneo). In particolare il consumo di olio di oliva viene associato ad un minore sviluppo di cancro al seno e all’ apparato digerente comparato sempre ad un consumo inferiore. Si ipotizza che l’olio d’oliva possa influenzare la formazione di acidi biliari secondari nel colon che, a sua volta, potrebbe influenzare il metabolismo delle poliammidi in cellule riducenti del colon e quindi la possibilità di progressione da mucosa normale ad adenoma e, eventualmente, carcinoma.
La forza e la coerenza dei risultati stabilisce una ipotesi circa il ruolo protettivo del consumo di olio d’oliva sul rischio di cancro. Tuttavia resta da confermare se siano gli acidi grassi monoinsaturi o gli antiossidanti contenuti nell’olio di oliva i responsabili di questo effetto.
Anche se lo studio non distingue tra olio lavorato e extravergine il consiglio è di consumare olio extra vergine di oliva per potenziarne i benefici.
Anche le foglie dell’olivo sembrano avere effetti positivi sulla salute. Una ricerca ha infatti valutato gli effetti di una supplementazione di polifenoli estratti da foglie di ulivo sul metabolismo glucidico in uomini di mezza età in sovrappeso, verificando l’ insulina e i fattori di rischio cardiovascolare.
La supplementazione è stata associata con un miglioramento del 15% nella sensibilità all’insulina (p = 0,024) rispetto a placebo e ad un miglioramento del 28% nella risposta delle cellule B nel pancreas (p = 0,013). Sono stati riscontrati inoltre: aumento a digiuno delle concentrazioni di interleuchina-6 (p = 0,014), IGFBP-1 (p = 0,024), e IGFBP-2 (p = 0,015) ed effetti sulla interleuchina-8, TNF-a, CRP ultrasensibile, profilo lipidico, pressione arteriosa ambulatoriale, la composizione corporea, spessore intima-media della carotide e la funzione del fegato. In conclusione la supplementazione con polifenoli estratti da foglie di ulivo per 12 settimane ha migliorato significativamente la sensibilità all’insulina e la capacità secretoria delle cellule B pancreatiche in uomini di mezza età in sovrappeso diminuendo così il rischio di sviluppare la sindrome metabolica.
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