Tutti conosciamo l’olio d’oliva. L’Italia ne produce molto e noi ne siamo dei grandi consumatori. Siamo sicuri che quando mangiamo olio di oliva, assumiamo solo un condimento? In realtà questo alimento sembra essere uno tra i fattori più importanti nel determinare gli aspetti salutistici attribuiti alla dieta mediterranea.
Dobbiamo anche sapere che c’è differenza tra le varie lavorazioni di olio. L’olio extravergine si ottiene per semplice spremitura della “drupa” dell’olivo e cioè dell’oliva a cui segue una filtrazione. Le olive devono essere selezionate e spremute poco dopo la raccolta. Ciò che si ottiene è un olio con una particolare organolettica dovuta alla varietà di cultivar delle piante, colore verde intenso e, se di buona qualità, pizzica in gola. Tutto il resto, non è extravergine.
Tra le tante meraviglie dell’olio di oliva ricordiamo la sua elevata composizione in acido oleico, un omega-9. Ben conoscete gli “omega”: sono acidi grassi polinsaturi. Se ne parla molto soprattutto da quando ci si è resi conto che gli omega-3 sono importanti: riducono l’aspetto pro-infiammatorio degli omega-6, ma nostra alimentazione, in un centinaio d’anni, è così cambiata che il rapporto tra omega-6 ed omega-3 è passato da un 6:4 ad un 15-20:1 circa.
L’acido oleico ha un importante effetto positivo nel nostro organismo tanto è vero che la Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato ad indicare sulle etichette dell’olio di oliva extravergine un invito ad assumerne due cucchiai al giorno per ridurre il rischio di danni coronarici, dovuti all’assunzione di cibo contenenti grassi saturi. Sebbene l’ingrediente principale del nostro amato olio d’oliva sia proprio l’acido oleico che lo costituisce fino ad un70-80%, non è l’unico responsabile degli effetti salutistici dell’olio: troviamo infatti anche un importante e potente antiossidante: l’idrossitirosolo, purtroppo maggiormente contenuto nella polpa delle olive.
Avete mai sentito un bruciore alla gola dopo aver assaggiato dell’olio di oliva? Quella particolare sensazione è indice di buona qualità dell’olio ed è attribuita alla presenza di oleocantale. Questo particolare composto fu scoperto da Montedoro nel 1993, ma la sua azione biologica fu determinata solo negli anni successivi. In particolare si è notato che la sensazione di bruciore nella cavità oro-faringea (dovuta all’azione di oleocantale sui chemorecettori TRPA1) era comune a quella di un noto farmaco antinfiammatorio: l’ibuprofene, ma si era esclusa ogni connessione dovuta alla differenza di struttura dei due composti. Analisi eseguite in seguito hanno invece confermato che, non solo oleocantale ed ibruprofene hanno la stessa azione biologica, ma anche il medesimo meccanismo d’azione, inoltre l’oleocantale, su basi equimolari, è più potente dell’ibuprofene.
Tutto questo lo potete avere se l’olio è davvero un extravergine d’oliva, se le olive sono state raccolte e spremute nel minor tempo possibile. Se la spremitura avviene dopo due o tre settimane, l’olio varierà la sua composizione per avere un’organolettica più “morbida”.
Pensateci la prossima volta userete dell’olio extravergine di oliva: non state solo condendo un piatto, state aggiungendo un nutraceutico.
Federica Pollastro
Ciao Federica, ti ringrazio per l’articolo, penso che ormai la cultura dell’extravergine stia iniziando a diffondersi, infatti rispetto a qualche anno fa, ora si riconosce davvero l’importanza di questo alimento salutistico, in ogni ambito, dall’estetica agli importanti effetti salutistici. Fortunatamente sul web c’è gente che parla degli effetti positivi dell’extravergine! Un saluto!